Sul pavimento
di argilla
dentro la mia fredda trincea
io pensavo intanto che riposavo
e c’era tutto quel silenzio
che pareva perfino irreale
la luna era davvero bellissima
come si addice agli amanti
come è scritto nelle poesie.
Eppure, benché
fossi stravolto
io non riuscivo a dormire
il lezzo di putrefatto sudore
percuoteva le mie narici
la brezza gonfiava i muscoli
non preannunciava alcunché
era il dipinto sopra la tela
della tempesta oramai prossima.
Sicché
all’improvviso accadde
ed il tuono ringhiò assordante
sembrava essere un fiume in piena
che ha travolto i propri argini
ed i colpi d’artiglieria ovunque
ad illuminare la volta notturna
nel buio, come frammenti veloci
le baionette, i soldati e la morte.
Oltrepassato
quel fragile muro
di filo spinato e brandelli di sangue
la eco dell’urlo della battaglia
mise in fuga stelle e zanzare
qualcuno annegò dentro i crateri
di sangue putrido e acqua piovana
mi erano avversi, comunque persone
con altre madri a spendere lacrime.
Schegge
impazzite della memoria
immagini e dolori tuttora presenti
odore di polvere e fango e tragedia
nulla è descritto nei libri di storia
ed ogni volto, ogni sospiro mortale
sono cataste dentro la mia anima
che ancora oggi non so la ragione
per la quale sopravvissi all’inferno.
N° 2677 - 28 ottobre 2013
Il Custode
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