<<Io ti amo…>>
Lo ripeteva quasi a convincersi
poi, d’improvviso, spalancò le braccia
e volle raggiungere il cielo intero
ma la sua gabbia era minuscola
troppo per le sue ali maestose
e dunque volare fu un’utopia
la libertà restò un miraggio lontano.
<<Dimmelo ancora…>>
Era la nenia che lei pretendeva
e lo guardava con occhio di ghiaccio
che si scioglieva sulla pelle di lui
dentro la voce la eco della battaglia
ed il tono di chi non ammette il rifiuto
lei era bella senza alcun dubbio
ma la sua anima odorava del nulla.
<<Sei quella che voglio…>>
Pareva che non fosse una menzogna
eppure lui la pronunciava per caso
perdeva le piume e perdeva la luce
che si infrangevano contro le sbarre
dall’altra parte c’era il destino
lui lo chiamava, ahimè inascoltato
infine, esausto, si arrendeva all’oblio.
<<Dillo per sempre…>>
Lei aveva un ghigno autoritario
e tra le dita stringeva la chiave
nelle sue mani il destino dell’uomo
egli, comunque, oramai aveva deciso
la sua salvezza posava nelle parole
che lei attendeva quasi con rabbia
lui non le pensava sicché non le disse
e fu così che morì nella gabbia.
N° 2652 - 25 settembre 2013
Il Custode
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