E dunque tu
vai via
aspettavo questo momento
ma fa comunque male
più di quanto io pensavo
più di quello che temevo
e non te lo dirò mai.
Il sole pare
deridermi
splende egoista e insensibile
incurante del gelo che graffia
e dopo trova un pertugio
dal quale raggiungere l’anima
dal quale travolgere il cuore.
Ed è pigro, il
vento
e sembra non voglia soffiare
le cime degli alberi attendono
così come i miei capelli
per fingere che il disappunto
non è il fastidio di perderti.
Io ti volto le
spalle
ma ascolto i tuoi ultimi passi
scheggiare l’asfalto rovente
e compio uno sforzo immane
per non volerti guardare
per non chiederti di rimanere.
E mentre vai
via
osservo e supplico il cielo
e lo tingo di tonalità plumbea
così come i miei occhi
per fingere che queste lacrime
non siano il dolore di perderti.
N° 2667 - 12 ottobre 2013
Il Custode
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