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giovedì 31 luglio 2014

FUNESTO

Funesto il cielo che s’apre
e nel suo grembo profondo
si agitano nuvole oscure
verso il gracchiare dei corvi.

Sopra l’intera vallata
scende il sospiro del vento
ha posato la grazia in un canto
e non la sa ritrovare
e la sua carezza è uno schiaffo
sul muso di platani e pini.



Qualcuno piange il ricordo
di chi ha affrontato la furia
dell’acqua e della montagna
e chiuso dentro una chiesa
pregò una vana preghiera
che non fece ritornare la vita.

Bussa sopra le tegole
la pioggia che cerca riparo
da quella sera che avanza
e pennella l’orizzonte di nero.

Funesto che profuma di addio
si spenge il crepuscolo opaco
mentre al di là delle tende
i cespugli sembrano danzare
ma non è che un’invocazione
la paura di non sopravvivere.

  N° 2678 - 30 ottobre 2013

                                                    Il Custode

C'ERA IL SILENZIO

Sul pavimento di argilla
dentro la mia fredda trincea
io pensavo intanto che riposavo
e c’era tutto quel silenzio
che pareva perfino irreale
la luna era davvero bellissima
come si addice agli amanti
come è scritto nelle poesie.

Eppure, benché fossi stravolto
io non riuscivo a dormire
il lezzo di putrefatto sudore
percuoteva le mie narici
la brezza gonfiava i muscoli
non preannunciava alcunché
era il dipinto sopra la tela
della tempesta oramai prossima.

Sicché all’improvviso accadde
ed il tuono ringhiò assordante
sembrava essere un fiume in piena
che ha travolto i propri argini
ed i colpi d’artiglieria ovunque
ad illuminare la volta notturna
nel buio, come frammenti veloci
le baionette, i soldati e la morte.

Oltrepassato quel fragile muro
di filo spinato e brandelli di sangue
la eco dell’urlo della battaglia
mise in fuga stelle e zanzare
qualcuno annegò dentro i crateri
di sangue putrido e acqua piovana
mi erano avversi, comunque persone
con altre madri a spendere lacrime.

Schegge impazzite della memoria
immagini e dolori tuttora presenti
odore di polvere e fango e tragedia
nulla è descritto nei libri di storia
ed ogni volto, ogni sospiro mortale
sono cataste dentro la mia anima
che ancora oggi non so la ragione
per la quale sopravvissi all’inferno.

  N° 2677 - 28 ottobre 2013

                                                     Il Custode

mercoledì 30 luglio 2014

UNA ECO

Distante, oltre le vette
disegnate nel cielo
ecco da dove si insinua
quella nenia soave
e sembra bucare le nuvole
protetta dal buio tenue.

Io ascolto, e non comprendo
il senso di quelle parole
eppure il suono è dolcissimo
tanto da indurmi a sognare
sicché se mi addormentassi
vedrei tutto ciò che desidero.

Adesso che chiudo gli occhi
la melodia diventa maestosa
lieve lamento del vento
nella sera ammantata di stelle
tante che persino la luna
fatica a trovare il suo posto.

Io immagino, e sembra reale
che al culmine di quella voce
ci sia il tuo bellissimo viso
le labbra ed i tuoi occhi
labbra ferme sulla mia guancia
occhi incisi dentro lo sguardo.

Ma so che è un abbaglio
il vaneggiamento del folle
tu oramai sei già trascorsa
così è per la tua voce
e di quel suono, di quell’amore
mi è rimasta soltanto una eco.

  N° 2676 - 24 ottobre 2013

                                                     Il Custode

PENSIERI DALL'ESILIO

Avevo una patria
che profumava di buono
dalle colline alle coste
edificata attraverso i secoli
con il sangue e con il sudore
di chi mi precedette.

Abitavo la mia casa
e dalla finestra osservavo
il sole che esausto scendeva
e si adagiava sul mare
creando scintille scarlatte
sulla cute di ogni onda.

Pensavo progetti e speranze
ma se guardavo distante
vedevo ancora il futuro
e con la fierezza negli occhi
sapevo per cosa combattere
chi uccidere o per chi morire.

Però infine loro arrivarono
stipati sopra fatiscenti barconi
qualcuno li chiamò migranti
in fuga da guerre e miseria
quelle che mai contrastarono
quelle alle quali non si opposero.

Io li giudicai per quello che erano
invasori opportunisti e bugiardi
che con la complicità dei politici
depredarono ciò che volevano
il lavoro, le terre ed i sogni
il mio orgoglio di essere italico.

Avevo una patria
costruita dagli antichi liguri
tra gli ulivi ed i pini marittimi
le terrazze di pietra ed argilla
rubate e consegnate in ostaggio
a chiunque ma non agli indigeni.

E mi adiro
mentre mi incammino all’esilio
sul filo sottile dell’oblio
a rimpiangere la mia cultura
e non so più che lingua parlare
adesso che sono un apolide.

  N° 2675 - 22 ottobre 2013

                                                    Il Custode

martedì 29 luglio 2014

GIARDINO CINESE

Mi fermo giusto un istante
qui, nel giardino cinese
intanto osservo il salice
piangere rugiada gelida
siccome arriva l’inverno
dentro il mio piccolo cuore.

Ninfee e sopra fiori di loto
graffiano le acque del fiume
perlomeno hanno una meta
scavalcano cascate e corrente
io invece siedo nel patio
e cerco il totale silenzio.

Nenia di acqua che scorre
melodia di canti di usignoli
potrei esserne infastidito
però qui io mi sento in pace
sicché respiro il filo di brezza
profuma di pesco e di sandalo.

Nella tasca della mia anima
scivola via la tua immagine
occhi di mandorlo e di pece
pelle di seta e di ovatta
e certo che tu eri bella
io non lo dicevo per caso.

Ideogrammi su lampade e festoni
sopra i draghi di cartapesta
eppure il tuo nome rimane
marchiato a fuoco nella mia mente
come inciso sul busto degli alberi
sui corrimano dei ponticelli.

Comunque e qui sulla panca
con gli aironi perduti nel cielo
accetto il passato e il futuro
ti ho avuta, ed è stato bellissimo
io resto qui, nel giardino cinese
tu ovunque e troppo distante.

  N° 2674 - 20 ottobre 2013

                                                    Il Custode

FERMATI

Fermati
dove io ti possa vedere
vicino alle mie labbra
giusto davanti al mio cuore.

Amore vissuto per noia
forse per reale bisogno
tu, distante eppure presente
nell’anima da sempre volubile.

Il mio sguardo ti teme
si impiglia nella tua bellezza
una rete dalle strette maglie
che l’aria non riesce a filtrare.

Se io ti dicessi di andare
sarei un folle, un mentitore
il tuo nome sarà il mio respiro
quantunque fosse solo finzione.

Ossigeno per il condannato
all’interno della camera a gas
ma cosa mai sarebbe la morte?
Un istante sulla via dell’oblio.

Passione trovata per la strada
tra un cumulo di foglie ingiallite
sicché l’autunno adesso dimostra
di possedere una tale magia.

E le mie mani si spalancano
frattanto che tu ritrovi il cielo
io non te lo chiedo, ma fermati
per insegnarmi a volare.

  N° 2673 - 19 ottobre 2013

                                                    Il Custode

domenica 27 luglio 2014

O AMORE

Carezza sul filo dell’acqua
e tu sei dentro il mio sguardo
è così da quando ti amo
o amore bellissimo.

Ed io ho quasi timore
sulla soglia dell’alba
che tu sia solo un sogno
e che come tale svanisca
dentro i rumori del giorno
sui viali dell’indifferenza.

Queste pareti robuste
che mi tratteggiano l’anima
si chiudono come prigione
laddove nasce il tuo viso
io so che non dovrei mai
dipendere dai tuoi dolci baci
ma cosa sarebbe di me
distante dalle tue labbra?

Sicché ti respiro ogni notte
tu sei tutto ciò che io scrivo
e non potrei cancellare
la tua bellezza, il tuo nome
dentro lo scrigno del cuore
tra i ricordi nelle mie tasche
ogni scheggia ha il tuo profumo
vibra il suono delle parole
che tu pronunci e io ascolto
o amore bellissimo.

  N° 2672 - 18 ottobre 2013

                                                    Il Custode

L'UOMO DEI PELOUCHE

Lui con il sorriso di falco
che plana oramai prossimo
per ghermire la preda
e la sua ombra imponente
quasi fosse un’eclisse di sole
si staglia sulla bambina.

Sicché lei lo ha seguito
così come si segue un sogno
con la mano nella sua mano
un incosciente saluto alla vita.

Pelouche e giocattoli e dolci
dentro il furgone dell’orco
ma, ahimè, la bambina estasiata
non riesce a vedere nient’altro
intanto il suo giovane sguardo
di panna e di zucchero a velo
si illumina dopo si scioglie
sotto la pioggia del cielo.

Carezze come rami di alberi
le cui gemme graffiano e pungono
la dolcezza che lui raccontava
è trasparente quanto il nulla
quasi fosse una bolla di sapone
esplode sulle dita delle nuvole.

Occhi di belva oramai sazia
mentre la piccola giace nell’erba
l’uomo raccoglie i suoi pelouche
serviranno per il suo nuovo delirio.

Lei intanto dentro il suo palato
scopre il sapore acre della morte
la sera si popola di luci e di lucciole
si quietano i suoni della città
ma quanto sonno all’improvviso!
Il cuore si inceppa fino a fermarsi
e lei ripete nella sua mente:
<<Non avrei mai dovuto seguirti…>>

  N° 2671 - 16 ottobre 2013

                                                   Il Custode

venerdì 25 luglio 2014

IL CADUTO

Ho le mani impregnate di te
scivolo e perdo la presa
cado dentro il buio profondo
talmente oscuro e distante
da non vedere il fondo
io cado ed intanto sorrido
se ripenso a tutti quei secoli
in cui amarti era il solo pensiero.

Ma canto una filastrocca
imparata sui banchi di scuola
la maestra pareva bellissima
non ascoltarla era un insulto
lo sanno finanche le mosche
che mi vedono cadere nel vuoto
sicché me lo gridano in volto
che la maestra è ancora bellissima.

Ho il tempo di una sigaretta
ma non fumo oramai da tre anni
e la nicotina sopra le dita
è ruggine secca e maleodorante
frattanto continuo a pensarti
ma non mi rammento il tuo viso
io non fumo oramai da tre anni
eppure brucio come carta velina.

Addio capriccioso mio amore
adesso che il vento si placa
e la quiete del tuo ricordo
dimostra che è giunta la fine
la luce dalla quale io caddi
è una misera punta di spillo
avvolta in un manto di tenebre
…addio meraviglioso mio amore.

  N° 2670 - 15 ottobre 2013

                                                    Il Custode

MISIA E LA LUNA

Ti vedo brillare, di notte
e ti conosco da sempre
tanto che sopra il tuo muso
ripongo pensieri e ricordi.

Vorrei guardarti negli occhi
crateri di spenta magia
e dirti quanto sei bella
ma è un aggettivo scontato
e se solo tu sorridessi
mi sentirei ancora viva.

O luna, in questa sera vuota
ho tanto bisogno d’amore
che pare implodere l’anima
il cuore è tempesta che avanza
presto diventerà uragano
solleverà la sabbia ed il dolore.

Ma tu rimani in silenzio
sembri volermi ignorare
avrai interminabili suppliche
delle quali fare una cernita.

Io so che non sei egoista
probabilmente soltanto esausta
di leggere canzoni e parole
ed i sospiri di amanti perduti.

O luna, nel profondo blu
le carezze che dicesti mi mancano
ed io disegno sulla finestra
il profilo di ogni tuo bacio
e se solo tu mi vedessi
mi porteresti, alfine, con te.

  N° 2669 - 14 ottobre 2013

                                                    Il Custode

giovedì 24 luglio 2014

CASSIOPEA

Mi dirigo, in volo
verso Cassiopea la bella
tra suoi interminabili capelli
fatti di riccioli e di tenebre
poiché io, ombra di passaggio
è là che desidero svanire
dentro la sua luce accogliente
proprio al centro dell’universo.

Olio di lino e di cocco
sulle mie ali imponenti
mentre plano come un aliante
diretto alla stella di Etiopia
che brilla ed illumina l’Africa
seppure distante nel cielo
ed io, perduto ed oramai esausto
è là che vorrei riposare.



Notte fluttuante e serena
io sono una foglia che danza
e la scia della Via Lattea
mi indica la costellazione
verso Cassiopea la vanitosa
ora io, cenere di vulcano spento
è là che intendo naufragare
come polvere sparsa nella galassia.

Oltre le forme di Andromeda
che l’idra non poté divorare
il sibilo sulle labbra del vento
pare la voce con cui mi chiamasti
nel buio che mi rese cieco
il sentiero sembra non aver fine
ma io, frammento di solitudine
è là che ti vengo a cercare.

  N° 2668 - 13 ottobre 2013

                                                    Il Custode

MENTRE VAI VIA

E dunque tu vai via
aspettavo questo momento
ma fa comunque male
più di quanto io pensavo
più di quello che temevo
e non te lo dirò mai.

Il sole pare deridermi
splende egoista e insensibile
incurante del gelo che graffia
e dopo trova un pertugio
dal quale raggiungere l’anima
dal quale travolgere il cuore.

Ed è pigro, il vento
e sembra non voglia soffiare
le cime degli alberi attendono
così come i miei capelli
per fingere che il disappunto
non è il fastidio di perderti.

Io ti volto le spalle
ma ascolto i tuoi ultimi passi
scheggiare l’asfalto rovente
e compio uno sforzo immane
per non volerti guardare
per non chiederti di rimanere.

E mentre vai via
osservo e supplico il cielo
e lo tingo di tonalità plumbea
così come i miei occhi
per fingere che queste lacrime
non siano il dolore di perderti.

  N° 2667 - 12 ottobre 2013

                                                    Il Custode

mercoledì 23 luglio 2014

SI FECE MATTINA

Il rododendro si muove
si aggrappa alla ringhiera
io, con il cappello ed i fiori
attendo e non so che cosa.

Ho la cravatta che stringe
un nodo in fondo alla gola
o forse è disperazione
in questa sera di vento
dove ti penso e mi accorgo
che non potresti tornare.

Questa panchina è gelida
benché ancora sia autunno
le ombre accarezzano il parco
ed i cespugli sotto i lampioni.

Seduto che sembro di gesso
un mimo oppure una statua
ma sono impegnato a pensare
pensieri talmente veloci
da sfuggire alla mia mente
prima che io li possa capire.

La luna arriva maestosa
e pare che intenda sbirciare
se io sono disposto a morire
o fare spallucce al dolore.

Ho il cuore che sembra un tuono
e tengo l’ombrello al mio fianco
di modo da ripararmi
dalla pioggia o dalle lacrime
che dalle ferite del cielo
precipitano incontro alle aiuole.

Stride qualcosa, il cancello
non credo che chiami il mio nome
io non lo dissi a nessuno
e tu non me lo chiedesti mai.

Dopo mi volto verso ponente
come un lupo annuso l’aria
e chissà da quanti secoli
mi smarrisco per il tuo profilo
so che tu mi cercavi, la notte
ma oramai si è fatta mattina.

  N° 2666 - 11 ottobre 2013

                                                    Il Custode

CARLOTTA

Carlotta raccoglie i frammenti
delle parole tra i fili dell’erba
e siccome non sa ricomporle
bestemmia poi ride e si quieta
poiché non le sa pronunciare
le ascolta dalle bocche dei grilli.

Ed un passero dondola e canta
sull’altalena della brezza autunnale
sa che presto sarà ancora la notte
e Carlotta scenderà la vallata
il tramonto incendia tra i monti
l’orizzonte è una linea scarlatta.

Il lupo mescola carte e pensieri
tra le zampe, per imbrogliare la luna
ma Carlotta non trattiene i segreti
che scivolano giù dai suoi seni
sicché il lupo intende sgridarla
ma l’indignazione tramuta in amore.

Quel borbottio che giunge dal lago
pare sia d’un ragno sulle ninfee
la sua tela è tesa e molto distante
un filo di luce dentro le tenebre
ma egli non sa navigare le acque
Carlotta lo soffia verso le sponde.

Il suo sospiro è una cosa bella
è dipinto sui muri di un cimitero
tra i viali immensi e dentro i canali
dove la vita continua quasi per gioco
e Carlotta con la sua veste di pece
culla il suo cuore di romanze e poesie.

Lo scricciolo sa ciò che fu la storia
Carlotta è uno spettro dentro l’oblio
il buio si tinge di antichi ricordi
ed ogni ricordo conduce verso di lei
lo scricciolo sa come andò la storia
tanto da scriverlo nel proprio epitaffio.

  N° 2665 - 10 ottobre 2013

                                                    Il Custode

martedì 22 luglio 2014

UN RICORDO

Adesso che tu
non sei più di un rimpianto
non mi importa davvero
chiunque tu fosti
né mi preoccupo ancora
di chi mai io sarò.

Mi rassegno ed impreco
che resti solo un ricordo
e tutto ciò che desidero
è di non ricordare.

  N° 2664 - 9 ottobre 2013

                                                  Il Custode