Sotto il
paletot
ho il corpo scarnificato
sicché tu puoi vedere
il cuore mio sanguinante
gocce di sangue e di lacrime
che cadono verso l’asfalto
e come se fossero acido
scavano buche profonde.
Dentro le
buche, i pensieri
così come li ho disegnati
pastelli di cera fra i denti
nelle mani soltanto l’oblio
tra l’oscurità delle rughe
una flebile e lieve scintilla
e profuma di morte stantia
odora di solitudine antica.
Il cielo
diventa di antrace
la sua polvere tramuta in pioggia
e si adagia sopra le onde
si mescola insieme alla sabbia
io respiro a pieni polmoni
le parole che hai scagliato
fanno parte del mio bagaglio
esperienza di errori commessi.
Sornione sul
mio davanzale
come un gatto osservo la luna
alle mie spalle un sottile rumore
sono i passi della mia ombra
e si appoggia alla mia guancia
per nutrirsi del mio sospiro
perché un tempo io gli piacevo
adesso ha soltanto pietà di me.
N° 2789 - 31 luglio 2014
Il Custode
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