era scritto sopra un chicco di riso
dentro il becco di una rondine cieca
però il cielo era talmente vasto
che i suoi cuccioli aspettarono invano
lei, colpita da un cacciatore
agonizzava in un cespuglio di rovi.
<<Quante volte l’ho sussurrato…>>
nell’istante in cui il vento tacque
il lamento si adagiò sulla vallata
le farfalle, finalmente serene
si specchiarono nel lago pacato
sicché i lucci ne fecero scorta
di provviste con cui affrontare l’inverno.
<<<Il cuore è turbinio e piaga…>>
un frammento di raggio di sole
insolente quanto un bimbo ineducato
si insinuò dentro ogni pertugio
e chissà cosa mai cercasse
nelle grotte di pipistrelli assonnati?
Il crepuscolo scese e lo inghiottì.
<<Ho un dolore sulla punta degli occhi…>>
eppure lei pareva esserne sorda
in ginocchio, agli argini della foresta
consolava un lupo rimasto orfano
e la zampa posata fra le sue mani
la distraeva dai sogni e dalle lacrime
mentre la luna le tatuava il viso.
<<I ricordi sono macigni asfissianti…>>
e formiche dai bicipiti torniti
sollevarono la sua disperazione
siccome egli era nato per caso
domandarono quale destino avesse
non ne aveva, era questo il suo cruccio
sicché fece spallucce alla vita.
N° 2798 - 7 settembre 2014
Il Custode
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