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venerdì 3 ottobre 2014

ARCANGELO

E fu dunque il buio
dopo arrivò un gran calore
che mi bruciava le ciglia
e mi scorticava la pelle.

Sicché io aprii gli occhi
lentamente, quasi con timore
odore di zolfo e laghi di lava
la solitudine dei luoghi sperduti
le stalagmiti come pugnali
pronte a ricevere le anime perse.

In lontananza udivo un lamento
il latrato di una cagna morente
ma era il vento tra gli anfratti
che recitava la sua litania.

Forse le fiamme talmente alte
annerirono le mie ali maestose
o forse l’impatto con il suolo
mi fece smarrire la memoria
dove era finito il mio paradiso?
Dove il regno che contendevo al Dio?

I geroglifici alle pareti
parevano i segni del mio destino
seduto sul trono come un Sovrano
Signore e padrone degli inferi.

Guardai oltre la cortina di fumo
il cielo era troppo distante
sono caduto da un’altezza tale
che ancora sento le ossa dolere
sono caduto come astro morente
cacciato via come oggetto malsano.

E però questo posto mi piace
con il suo profumo di perdizione
so che presto avrò la mia corte
di peccatori e di cuori malvagi.

I sentieri percorsi dagli umani
saranno il mio terreno di caccia
ma contrariamente al Creatore
condannerò soltanto esseri ignobili
non gli innocenti, neppure i bambini
la cui morte fu il peccato originale!

  N° 2759 - 29 aprile 2014

                                                  Il Custode

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