Li ricordai
quasi per caso
i giorni scivolati dalle mie tasche
che arrivarono come delirio
ed armati di falce e dolore
fecero scempio della mia anima.
Piuma che
navigava il vento
e su di essa la malinconia
chiudevo gli occhi ma si insinuava
nei pertugi delle mie ciglia
chiudevo il cuore ma sanguinava
ed il sangue era oceano in tempesta.
Leggero
ritocco di crepuscolo
sopra la tela dei miei pensieri
io li dicevo e non li vedeva
poiché la vista era distratta
dalla pazzia nella sua mente.
Io promisi un
amore diverso
soave come la tela del ragno
eppure lei restava in disparte
terrorizzata quasi fosse farfalla
allora feci spallucce al destino
oramai esausto di morire ancora.
L’ultima cosa
che io rammento
fu lo starnuto della pianura
costruite di sabbia e di sogni
caddero le case e le vite umane
così la fragile speranza di averla.
Chiusi la
notte dentro lo zaino
e con la notte il suo bel viso
qualche stella prese a bussare
e lo fece con molta insistenza
io le lasciai morire di inedia
temendo che mi parlassero di Salem.
N° 2783 - 9 luglio 2014
Il Custode
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