da fare invidia alla luna…”
E la morte rimase interdetta
al suono di quelle parole
posò la falce sul pavimento
e strinse l’uomo al suo seno.
“Ti seguirò ovunque
per quanto sarebbe distante…”
E nascosti dentro le grotte
i pipistrelli restarono immobili
pochi sospiri sui loro musi
i cuori erano tuoni violenti.
“Abbi cura del mio sorriso
l’ho raccolto quasi per caso…”
E la morte spese una lacrima
che con un tonfo violò il lago
e tra i cerchi di quelle acque
si manifestò il riflesso di un bacio.
“Mi hanno parlato di te
di quanto tu sia magnanima…”
E tra le fronde degli alberi
le civette seducevano i gufi
labbra protese verso la notte
ad assaggiare spuma di stelle.
“Lontano, alla tua dimora
ecco dove io vorrei essere…”
E la morte gli sfiorò i capelli
come fosse una buona madre
poi svanì incontro alle tenebre
poiché quello non era il suo tempo.
N° 2782 - 7 luglio 2014
Il Custode
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