sotto il cielo di nuvole plumbee
e ruggine sputata dai mortai
laggiù è dove tutto ebbe fine
e la paura solcava la pelle
percorreva trincee e rifugi.
Nel mare di
fango del Belgio
io affondavo sino alle narici
i tedeschi erano semplici macchie
e però sparavano con precisione
nel mare che fu una pianura
fummo piante in balìa della tempesta.
Io scorgevo
gli arti e gli sguardi
di coloro morti in maniera atroce
sembrava fossero rami avvizziti
che puntavano verso le stelle
io annusavo il terrore paralizzante
dei nemici, oramai animali da preda.
Il Canada ben
oltre l’oceano
sbiadiva portato via dalla pioggia
ed io ne avevo pochi ricordi
che tenevo tra le fetide unghie
sicché mi sentivo quasi a casa
in Canada, tra le colline in fiore.
Eppure fummo
in molti a morire
poiché i nostri rivali erano tenaci
o forse fu errata la strategia
dei boriosi generali britannici
io non so, comunque non importa
ma so che fummo in molti a morire.
Un’immensa
spianata di melma
disseminata di cadaveri e sangue
fu il prezzo della nostra vittoria
fu il prezzo della nostra sconfitta
un’immensa carneficina di soldati
sulla via che conduceva a Passchendaele.
N° 2800 - 11 settembre 2014
Il Custode
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