Ricordo un
cielo arrendevole
che vomitava zampilli di stelle
frammenti di vetro e di lacrime
si adagiavano nella mia pelle
ricordo quella volta notturna
che odorava di ruggine e fiamma.
Le persone,
come fossero tizzoni
ardevano frattanto che imprecavano
bestemmie che si polverizzavano
e non raggiungevano il Dio
le persone, quasi fossero fiammiferi
furono cenere di carne e sangue.
Fu un istante
di inferno intenso
le rotaie dirette ai gironi
io non sapevo se la mia anima
avesse mai ritrovato la via
fu un istante, poi non ricordo
e d’improvviso mi ritrovai solo.
E la stazione
infine si tinse
delle bestemmie di chi svanì
agli argini di quell’estate
che l’esplosione rese tragedia
e la stazione infine si quietò
per procedere alla conta dei morti.
N° 2799 - 8 settembre 2014
Il Custode
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