Da oltre i
vetri oscurati
del mio rifugio sicuro
io sentivo le grida
dei predicatori e dei folli
giungevano dalle moschee
dai tribunali ecclesiastici.
Con i forconi
e le torce
a caccia di streghe ed eretici
da sacrificare ad un dio
che si tingeva la barba
dopo vennero con il Corano
orde di selvaggi fanatici
a decapitare innocenti
gli esseri umani e gli agnelli.
Avevo un tozzo
di pane
un bicchiere colmo di vino
la cenere del mio tabacco
esondava e cadeva sul tavolo
e però copriva l’odore
della polvere da sparo nell’aria.
Frastuono di
ossa in frantumi
lamenti di cani e bambini
io sentivo le grida
di coloro feriti o moribondi
e sbirciavo dallo spioncino
della mia porta blindata
il cielo piangeva le lacrime
che si mescolavano al sangue.
Col viso
dentro le braccia
come chi abiura preghiere
e però qualcuno picchiava
con forza contro il mio uscio
sicché rimanevo in silenzio
nel buio, come chi è morto.
Avevo un
diario segreto
dove scrivere i miei ricordi
all’esterno, nella devastazione
le persone cadevano al suolo
e dormivano un sonno profondo
mentre attorno era il delirio
io restavo nel mio rifugio sicuro
al riparo da ogni religione.
N° 2791 - 8 agosto 2014
Il Custode
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