Pochi scalini
e dopo un sorriso
un abbraccio che pareva eterno
la brezza profumava di platano
oltre i vetri della casa di Salem.
E le rughe
sulle sue pareti
impregnate di un intenso amore
che le lenzuola di manto notturno
trattenevano con molta fatica.
Io ricordo
quello sguardo ferito
e quei tagli sulle sue braccia
i miei baci come testardi bambini
si illudevano di poterli guarire.
La penombra
dentro la stanza
una pennellata di oscura magia
e la sua pelle profumava di rosa
che appassiva nella casa di Salem.
Ed i ragni
sopra le loro tele
bisbigliavano per non destarla
lei attendeva l’arrivo del principe
ma era un demone colui che sognava.
Io ricordo
quel seno sottile
i capelli lunghi in balìa del vento
che i miei occhi non videro più
oramai ciechi dinnanzi alla vita.
N° 2761 - 30 aprile 2014
Il Custode
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