Era là ad un
passo
consistente, il tuo dolore
io, distratto dalle mie rughe
osservavo la luna brillare
d’improvviso sono inciampato
scivolato sul sangue dal naso.
Che eri bella
io lo sapevo
disperata sopra il marciapiede
a due metri dal primo tombino
cresceva un fiore di porcellana
un frammento ti aveva ferita
tu giocavi con la cicatrice.
Scese un bruco
sulla tua pelle
pubertà di una farfalla
il bicchiere che io sorseggiavo
seppi che era colmo di urina
me lo disse un’allodola cieca
ma dotata di un magnifico olfatto.
Il disegno
delle tue labbra
sembrava essere un capolavoro
non sapevo chi l’avesse dipinto
sicuramente qualcuno di saggio
ed allora ne feci un tatuaggio
tatuato ad una spanna dal cuore.
E però non
seppi rialzarmi
quando caddi oltre il tuo amore
tu, maestosa nella tua rabbia
mi sembravi una divinità
quella che io avevo tradita
e che non ebbe pietà dei miei giorni.
Ed adesso ti
ascolto parlare
però, sordo, non ti so sentire
e mi nutro delle tue carni lacere
impigliate sotto le mie unghie
e ti odio solamente per noia
fino a che imparerò a scordarti.
N° 2757 - 27 aprile 2014
Il Custode
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