Ricordo il
cielo terso
immenso e taciturno
ed io ero là che volavo
aggrappato alla sua volta.
Un tuono di
tempesta in arrivo
benché il sole fosse caldo
una fiamma dalla macchia distante
ed ecco che io persi la presa
e scese una notte improvvisa
chissà mai quanto è durata?
…Il sangue dentro il palato
si impasta con la saliva
poi scivola giù dal mio becco
dipinge le foglie e le ghiande
ed i ricci delle castagne
che spingono sulle mie piume
mi pungono e mi danno fastidio
quanto il buco sopra il mio petto.
Sia maledetta
la nebbia
che si è posata sulla boscaglia!
Sicché io non ti ho visto
non ho visto che tu mi aspettavi.
Sento il
latrato dei cani
eccitati come chi fa l’amore
sbavano e sono molto vicini
a questo mio letto improvvisato
tu non sapresti trovarmi
senza l’aiuto dei tuoi servitori.
Ora ti vedo, e
sei maestoso
con gli stivali e con il fucile
tu mi vedi e ti sfugge un sogghigno
la pietà certo non ti si addice
adesso mi afferri le zampe
l’ultimo ed inutile affronto
ho sonno e socchiudo i miei occhi
e non mi ricordo nient’altro.
N° 2705 - 7 gennaio 2014
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento