sul dorso di una lacrima
sotto un cielo di cenere
tra Sarajevo e Srebrenica
dove i prati germogliano
fiori rossi di sangue.
Laggiù
potremmo giocare
sopra i sentieri di tombe
nel labirinto di lapidi
che sembrano alberi spogli
e giunse violenta la brezza
alito di vulcano rovente.
Se mai tu
incespicassi
sulle radici di ossa
allora avresti tagli e ricordi
come fu per i bambini
cicatrici dentro lo sguardo
sogni di terrore in frammenti.
Ti porto sulle
colline
tra i crateri oltre le siepi
dove i cecchini fumavano
uno sparo ed un altro ancora
e quando le donne cadevano
loro esultavano, dopo ridevano.
Tra le
palazzine annerite
sventrate da bombe e dolore
ed il ferro dentro i mattoni
è spina che annusa l’aria
intanto la tinge di ruggine
di brandelli di carne e capelli.
Rammenta di
spengere il cuore
ed avrai mite la sofferenza
mentre i cani ti si fanno incontro
a chiederti cibo e carezze
ed hanno i musi di rughe
e gli occhi di filo spinato.
Adesso è lo
spago robusto
a stringerti respiro ed anima
tra le macerie di Bosnia
e le ombre di chiunque morì
tu raccogli il coraggio ed impara
che fu solo l’ennesima guerra.
N° 2714 . 13 febbraio 2014
Il Custode
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