ed ogni volta che lo faceva
la luna usciva dalla sua tana
ed annodava il fazzoletto
per non dimenticare quel giorno
né il crepuscolo dentro il suo sguardo.
Lungo i
sentieri della pianura
i grilli intrecciavano fili di erba
una corona ed un regno per Salem
e non importa se lei lo negava
e nascondeva la notte intera
nel nucleo esatto dei suoi capelli.
La vecchia
maga con la bacchetta
agitava le fronde e gli incantesimi
ed in un lampo lei appariva
tra le pareti di rughe e di ombre
e in un tuono la voce di Salem
era la eco di una tempesta.
E nell’incavo
dentro una quercia
qualcuno lasciò un pendaglio per Salem
una catena ed una tela di ragno
che il terremoto non poté mitigare
la spada vichinga sopra la soglia
era di monito per chiunque passasse.
Intanto il
bruco saliva le scale
strisciando con garbo sul corrimano
si rammentò di essere stato farfalla
si rammentò di quanto amasse Salem
proprio mentre in punta di morte
pianse una lacrima di blu cobalto.
Sdraiato sotto
una croce celtica
lo scuro pensiero di un menestrello
passano saette che hanno premura
talmente veloci che lui non le vede
mentre ripete oramai da molti secoli:
“Mi sono perso nel silenzio di Salem”.
N° 2718 - 20 febbraio 2014
Il Custode
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