di brina e di catrame
io mi specchio ed osservo
il sorriso che rassegnato
reclina il capo al dolore.
Riflesso nelle
tue lacrime
io non parlo
io sono muto
un’ombra alla deriva
nell’orizzonte distante
che pare combattere il vento
per essere dentro il tuo sguardo
per tornare nella tua vita.
Tremano queste
mie mani
che da secoli attendono
il tuo viso e le tue labbra
e dopo formano un cuore
da posare sopra il tuo petto
affinché possa sostituire
il tuo oramai frantumato.
Supino dentro
il tuo ricordo
io non parlo
io sono esausto
sicché infine mi addormento
almeno e per alcuni secondi
dimentico quanto mi manchi.
N° 2688 - 16 novembre 2013
Il Custode
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