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martedì 12 agosto 2014

IL DUCE

Ho amato la mia patria
in maniera tanto intensa
da peccare di ambizione
e condurla quasi al baratro
e gli italiani, ahimè
proprio come le bandiere
si inchinano alla brezza
dopo la seguono silenti.

Sicché io ho sbagliato
ne sono più che consapevole
ma non ci fu mai malafede
negli errori che io commisi.

Non fui che un sognatore
e speravo per l’Italia
tempi di ricchezza ed abbondanza
e di serena prosperità
che stupidamente credetti
di ottenere dal tedesco
che con l’esercito invincibile
spadroneggiava per l’Europa.

Io dunque chiedo venia
ai martiri di Russia e Cefalonia
ed alle mie genti tutte
trucidate dai nazisti
sono stato stolto ed ingiusto
a scegliere la via della guerra.

Un contadino della Romagna
che volea mutar l’Istoria
ma gli italiani, ahimè
proprio come le colombe
si gettano sulle briciole
che scivolano giù dal palmo
e si nutrono e si quietano
intanto scordano il passato.

Eppure, per quanto io feci
mi rimane un solo cruccio
che giammai io meritai
quell’umiliazione ignobile
di penzolare pe’ i piedi
nel piazzale di Milano
al fianco della mia Claretta
a vomitare urina e sangue.

  N° 2696 - 5 dicembre 2013

                                                       Il Custode

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