ed è ceralacca rovente
un marchio sulle mie labbra
che io inseguivo nei sogni
sembrava distante nei secoli
ma era vicino una spanna.
L’oceano pare
quietarsi
dentro i tuoi occhi di Giada
ed io vi raccolgo coralli
conchiglie striate d’amore
e lontano, verso Atlantide
viaggia la eco ed il tormento
di chi ha smarrito il senno
a causa della tua bellezza.
E lontano,
incontro ai tuoi seni
il pudore è un castello di sabbia
che travolto dalla marea
crolla e non lascia scampo
a chi col naso alle sue feritoie
incespicava sopra il tuo viso.
Adesso il
vento sussurra
ma è un canto di madrigale
non comprendo le sue parole
ma so che le piange per te
da quando il tuo splendido sguardo
si è alzato da sentieri di foglie
e posato sopra il suo grembo
è diventato il più bello mai visto.
Eppure tu mi
sei dinnanzi
docile e altera come chi prega
e di colpo rammento il tuo nome
schiarisco la voce e il coraggio
ti guardo negli occhi di Giada
e giuro di amarti davvero.
N° 2712 - 9 febbraio 2014
Il Custode
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