mi divorò a tal punto
ch’io persi la ragione
fra tomi e vecchie ampolle.
Sicché in
balìa della follia
io pensai il mio progetto
di sostituirmi all’Iddio
fino a vincere la morte.
E nelle stanze
oscure
del mio tetro castello
l’esperimento prese forma
e così la mia creatura.
Da consumato
medico
o forse becero alchimista
scelsi gli arti e i muscoli
per il mio essere perfetto.
Maestoso ed
imponente
così immaginai la mia opera
possente da intimorire ognuno
eppure dal pensiero brillante.
Ma mi mancava
alfine
la sola ed ultima scintilla
il dono che io chiesi al cielo
e che mi arrivò con il temporale.
Ma, ahimè, fu
il fallimento
ed il miracolo che io volli
si tramutò in feroce assassino
che presto mi si rivoltò contro.
Sotto i lampi
ed il diluvio
la mia fuga si fece vana
tra i merli e il camminatoio
io non ebbi alcuno scampo.
Nella notte di
tregenda
la creatura mi inseguiva
mentre i forconi dei villani
mi attendevano sotto le mura.
Da erudito
scienziato
o forse illuso sognatore
io persi mesi per poi tessere
la mia più stupida utopia.
Bruciavano le
torce della plebe
si fondevano con il lampo
e le mie ossa si spezzavano
nella morsa di quel mostro.
…La sete della conoscenza
mi alienò a tal punto
ch’io persi la ragione
e con essa la mia vita…
N° 2680 - 1 novembre 2013
Il Custode
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