sferzato via dall’uragano
che la donna, seppure lo amasse
non seppe più come chiamarlo
e lo lasciò svanire nel buio
sulla scia di una stella morente.
In un sacchetto
di polietilene
lui mescolò lettere alla rinfusa
anagrammi ed infine indovinelli
eppure egli non ricordava
sapeva soltanto di essere nato
in un giorno di solstizio estivo
quando i grilli, chitarra alla mano
componevano serenate e poesie.
A cavallo di
un cavallo zoppo
si rivolse alla Sfinge di Tebe
che per risolvere l’enigma richiesto
pretendeva un bacio d’amore
ma l’amore era un sentiero distante
troppo lontano da poterlo raggiungere.
Alla luce di
un fuoco fatuo
lui cercò sotto lapidi e fiori
e la donna, seppure lo amasse
si scordò di piangere la sua dipartita
egli invece, sulla coda di Orione
sembrava l’ombra di un cavaliere
ed il sorriso che fece alla luna
era il principio della sua pazzia.
N° 2716 - 19 febbraio 2014
Il Custode
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