in ginocchio sull’erba
tra le croci di marmo
ed i cipressi silenti
intanto un vento pietoso
le accarezza i capelli.
Lei non sente
la pioggia
si sposa con le sue lacrime
gocce scendono e baciano
le sue pallide guance
io vorrei tanto parlarle
ma la mia voce è un’ombra.
D’inverno il
sole è pigro
e vola via molto in fretta
sicché è calato il crepuscolo
sui passi che percorrevo
e quell’uomo, quel mostro
era in agguato nel buio.
Io ho tentato
di dire
che lei mi stava aspettando
ma lui era sordo alle suppliche
ad ogni mia implorazione
pareva che il mio dolore
fosse ragione di scherno.
Giuro, sono
stata prudente
ho seguito i lampioni di sempre
però quell’uomo, quel mostro
è sbucato da in fondo alle tenebre
ed ha chetato la sua furia
dopo avere fatto scempio di me.
Adesso che io
sono un sospiro
vorrei che lei mi desse la mano
perché non la volevo lasciare
perché io non volevo morire
mia madre piange…
mamma ti chiedo perdono.
N° 2708 - 17 gennaio 2014
Il Custode
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