e di sospiri che pungono
gelidi quanto quel viaggio
che ti conduce all’oblio.
Mi addentro come un automa
giacché io sono incosciente
dentro quella stanza buia
che odora di vita stantia.
Vedo invisibili lucciole
sento morsi di spettri iracondi
che se avessi ancora fiato
griderei per farli andar via.
Mi faccio strada a carponi
fra anime oramai putrefatte
che afferrano le mie caviglie
e mi occludono la via della fuga.
Ma la mia mente vaneggia
parole che neppure comprendo
nessuno riesce a sentirle
dentro quella stanza buia.
Gli arti adesso atrofizzano
la saliva è un torrente in piena
io mi volto però sono immobile
e muoio, e non me ne accorgo.
N° 3730 - 24 luglio 2019
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento