il tuo profilo si muove
a rammentare i silenzi
che io non seppi tacere.
Tu sei il mio frutto proibito
nell’eden della solitudine
e che nella notte riaffiora
per flagellare il mio cuore.
Ti sento nelle mie vene
come fossi il sangue e la vita
come quell’amore struggente
che io non intesi seguire.
Ma il gelo della tua fuga
è stato l’epilogo amaro
di un sentimento allo sbando
come una foglia nel vento.
Sicché ti chiedo perdono
mentre raccolgo il tuo nome
per chiuderlo con molto garbo
dentro lo scrigno dell’anima.
N° 3720 - 15 luglio 2019
Il Custode
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