quello in cui tutti noi
facevamo l’amore in silenzio
con la morte che ci adulava
chiusi dentro le trincee
oppure durante il cammino
sopra le pianure minate.
Erano giorni malvagi
e però ci resero uomini
fratelli uniti dalle avversità
e dal brivido della paura
quando ogni rumore
ogni soffio di vento
sbalzava il cuore per aria.
Ogni tanto qualcuno cedeva
alle lusinghe della Signora
e restava appeso grottescamente
alle gemme del filo spinato
come una rosa senza più radici
attaccata al proprio roseto
a vomitare respiro e sangue.
Ed il lezzo dei nostri corpi
ci serviva per rammentare
che persino noi
così come i nostri cavalli
non eravamo che animali
molto più stupidi e assai crudeli
artefici della nostra estinzione.
È stato un tempo bellissimo
al quale, in alcune occasioni
noi dedichiamo un suffragio
ciononostante non impariamo
ma ci quietiamo per pochi istanti
solamente per pianificare
una nuova insulsa e fottuta guerra.
N° 3710 - 8 luglio 2019
Il Custode
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