e dentro quel pensiero
io mi sentivo appagato
ero un re pronto a morire
per compiacere la sua regina.
Non conoscevo l’orizzonte
né le nuvole della tempesta
sicché mi muovevo in bilico
sopra le fragili funi
di un amore senza futuro.
Ho sbagliato a darti illusioni
a sollevare il tuo cuore
dallo scrigno della solitudine
per poi scagliarlo al suolo
ad imbrattare pavimento e pareti.
Ho pensato, ma c’era una supplica
che io non sapevo ascoltare
ed ho chiesto a chiunque passava
di mimarmi il tuo dolore
benché tu non sapessi il mio.
Ed arrivò il tintinnio
all’interno della mia anima
eri tu che ti allontanavi
verso una marea molto distante
mentre io non seppi fermarti.
Ho pensato che ogni frammento
si potesse ricomporre di nuovo
con la saliva o con le lacrime
ed un perdono scritto in silenzio
come silente fu il nostro addio.
N° 3717 - 13 luglio 2019
Il Custode
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