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venerdì 25 ottobre 2019

IL DANNATO

Egli aveva lo sguardo
fatto di luce soffusa
leggero come tela di ragno
che catturava le prede.

Dosava le proprie parole
quasi fossero una maledizione
e quelle troppo romantiche
le scriveva su pezzi di nuvola.

Nacque che era dannato
sotto un cespuglio di rovi
e svezzato da una giovane talpa
la sua anima crebbe già cieca.

Il cielo sputava fuliggine
che egli scambiò per caffè
e la bevve, e diventò oscuro
quasi parte dell’intera notte.

L’amore era una liturgia
prelibato pasto del vento
ed egli assisteva al banchetto
ma rifiutò di parteciparvi.

Nacque che era affamato
di silenzi e di solitudine
e visse quanto bastava
per riempire il cuore di spine.

Dopo ci fu un’esplosione
di coriandoli e frammenti di luna
morirono le falene in volo
con le falene, i suoi pensieri.

Qualcuna ricordò la sua voce
come si ricorda un delirio
mentre egli, dalla sua tana
sorrideva per l’inganno creato.

  N° 3833 - 25 ottobre 2019

                                                  Il Custode

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