spersa dentro i miei ricordi
e silenzi, ed alcuni sorrisi
chiusi dentro uno scrigno
ciò che tu fosti, è ancora
ed io non lo posso negare.
E mi manca il respiro
quando penso i tuoi occhi
inquisitori e bellissimi
sulla patina dei miei pensieri
dove tu eri castigo e delizia
e voragine di parole sprecate.
Le tue dita fra le mie rughe
come la cenere sopra la carta
hanno lasciato un’impronta
giusto per condurre la mia mente
verso il suono della tua voce
fino al profumo sulla tua pelle.
Nella vastità del rimpianto
io commisero la mia cecità
e la tenacia intransigente
con la quale tu dimenticasti
che scegliemmo un cammino comune
e probabilmente fu per amore.
N° 3839 - 29 ottobre 2019
Il Custode
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