quello era il suo mondo
dove lui annusava la
brezza
e con il suo cane e lo
zaino
egli si sentiva sereno
un uomo davvero libero.
Aspettava la primavera
quando il clima si faceva
mite
e riposare dentro la
sera
non era affatto un
disagio
bensì il ritorno alle
origini
come insegnò madre
natura.
Forse fu a causa degli eventi
o per l’animo
avventuriero
se egli scelse la
solitudine
e la poesia delle stelle
da contemplare in silenzio
con il suo cane e lo
zaino.
Però dopo accadde qualcosa
e giunse una stirpe
dannata
di belve senza alcuna
morale
e col cuore fatto di
spine
sicché l’uomo senza
dimora
ne ebbe davvero paura.
Durante l’ultima notte
essi vennero, poiché
annoiati
con l’odio e con la
benzina
e mentre egli dormiva
diedero fuoco al suo
giaciglio
al suo cane ed allo
zaino.
E tra le altissime fiamme
furono strazianti, le
urla
frattanto che i mostri
fuggivano
la gente scese per via
e portò l’acqua e le
coperte
quando era oramai troppo
tardi.
Adesso è rimasta una macchia
fatta di sangue e di
cenere
e qualcuno depone dei
fiori
altri ancora biglietti
d’addio
nel punto in cui egli
bruciò
con il suo cane e lo
zaino.
N° 3655 - 24 maggio 2019
Il Custode
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