coperti da polvere e
oblio
e ritto in cima alle
scale
lo spettro del tuo
pensiero.
Hai visto tragedie e dolori
dentro i tuoi occhi di
pece
neri al pari della
divisa
che indossavi quando eri
Balilla.
Nemici sleali, i partigiani
comunque uomini da
rispettare
benché avessero svenduto
la Patria
allo sbarco
dell’esercito nemico.
Nella tua casa modesta
hai seminato le tue
vecchie storie
quelle che intendevi
raccontare
a chi non le avrebbe
ascoltate.
Scricchiola il pavimento di legno
sotto i miei passi
incerti
ma mi oriento nella
penombra
con il sole che filtra
dai vetri.
Rimbomba nella mia mente
la eco delle infamie e
delle accuse
che le parole dei
vincitori
dissero per infangare il
tuo nome.
Eppure qui, nella tua stanza
tra le pagine di un
vecchio diario
io leggo tutti i tuoi
errori
ma scopro anche le tue
virtù.
Nel buio della tua cantina
tu nascondesti i
perseguitati
dapprima dal regime
nazista
e dopo ancora dai
liberatori.
Gerarca tu non lo fosti mai
solamente un italiano
qualunque
che mise a repentaglio
la vita
per salvare ebrei e
repubblichini.
La Storia non ti rivaluterà
ma lo farà la mia anima
sorda alle menzogne di
chi
ti giustiziò perché eri
fascista.
N° 3651 - 20 maggio 2019
Il Custode
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