però odora di putrefazione…
io la tenevo dentro la giacca
in una tasca vicino al cuore
e quando vi ho infilato le mani
si è imbrattata di materia putrida.
Ho pensato come chiamarla
quella cosa che chiamavi amore
ma trovavo soltanto termini osceni
ed una rabbia che mi torturava
la mia mente girava in circolo
mentre cercava una via di fuga.
Avevo costruito un nido sicuro
all’interno della mia anima
era fatto di buio, di frammenti di luna
e di parole che non sapevo dire
ma le conservavo dentro un diario
ed ogni giorno imparavo qualcosa.
Adesso ti vedo, ferma sul tuo dolore
e mi domando perché sei andata
avevi i miei occhi ed il mio silenzio
e l’indifferenza di chi ti sopporta
e nella casa percorrevi le stanze
in ognuna di esse ti sentivi sola.
Io non ti imploro da molti mesi
la mia dignità è una lacrima acerba
però ti ricordo, e quasi sorrido
perché in fondo tu eri importante
quanto l’acqua che si dà all’orchidea
quando questa è oramai appassita.
N° 3956 - 2 febbraio 2020
Il Custode
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