prima che giunga la morte
a putrefare il tuo viso
sul quale banchettano i vermi
assai appagati dal pasto.
Quando tu sarai materia
di giallo, maleodorante lezzo
voglio ripensare i tuoi baci
che furono una maledizione
l’anamnesi della mia pazzia.
Mentre voleranno gli insetti
a roteare fra i tuoi capezzoli
come falene mesmerizzate
dalla fonte della tua luce
voglio rimpiangerti a lungo.
Sull’erba bagnata di brina
voglio ritrovare l’amore
che mi hai estirpato dal cuore
ed io, in balìa del dolore
pensavo a liberarmi di te.
E sotto la luna e la notte
io medito sul tuo silenzio
io contemplo i tuoi ultimi istanti
e voglio riportarti alla vita
solamente per ucciderti ancora.
N° 3940 - 18 gennaio 2020
Il Custode
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