sopra la mia tavola spoglia
ed è scuro simile al corvo
corposo quanto le lacrime
ogni tanto vi intingo le dita
che poi passo intorno ai miei occhi.
La falena sopra la lampadina
mi osserva, dopo scuote la testa
lei lo disse che io ero un folle
e ti avrei perduta per sempre
eppure pensavo che tu apprezzassi
il sapore del mio silenzio.
Ho pensato tanto il tuo viso
che la testa adesso mi duole
però il ragno sulla mia spalla
pare giunto per consolarmi
mi racconta di quando mi amavi
ed io ero stranamente felice.
Io non tollero gennaio e il suo gelo
che si insinua nella mia anima
in realtà è la tua mancanza
ad avvolgermi con il suo ghiaccio
alla cimice tu non piacevi
perché la chiudevi fuori di casa.
Alcune volte, tra le mie stanze
trovo frammenti della tua presenza
non immaginavo facesse tanto male
averti regalato la solitudine
mentre io discutevo col grillo
delle forme procaci della cicala.
Ma sono muto, e seppure mi manchi
non mi riesce di dirlo a nessuno
né alla luna che mi guarda severa
neppure alla lucciola sulla scarpata
forse il vento saprebbe descrivere
quanto tu sia ancora l’amore.
N° 3941 - 18 gennaio 2020
Il Custode
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