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mercoledì 15 gennaio 2020

UNA MORTE

Ma davvero, bambino
eri stanco di me?
Mi camminavi sul cuore
ed io avevo cura
che tu non cadessi.

I tuoi occhi vispi
mi tracciavano i sogni
sul fondo c’era l’amore
quello che la tua morte
ha trasformato in poltiglia.

Io sono dannato
te lo vorrei raccontare
quando ti vedo, la notte
quando disegno il tuo viso
dentro un bicchiere di vino.

Nella mia anima, un pertugio
serve per farti entrare
laddove il tuo profumo
ne invade ogni parete
dopo si perde nel cielo.

Perché non torni?
Altrove non c’è nessuno
capace di amarti tanto
da stringerti al petto silente
e infine, felice, morire.

  N° 3938 - 15 gennaio 2020

                                                    Il Custode

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