fino nei miei pensieri
tanto da perdere sangue
dal naso e dal cuore.
Dentro la mia testa
la eco dei tuoi silenzi
si smarriva nel nulla
della mia voglia di vivere.
Però coltivavo il tuo viso
nell’ansa dei miei ricordi
come se fosse marijuana
da fumare in solitudine.
Il talento per la tristezza
non mi permise di crederti
tu mi chiamasti amore
io ne fui alquanto sorpreso.
Sicché costruii un rifugio
un castello fatto di carte
e bastò un solo starnuto
ad abbatterne pareti e illusioni.
Adesso io non penso più
mi masturbo ad occhi chiusi
e ti immagino, e piango
e fingo che sia una finzione.
N° 3937 - 15 gennaio 2020
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento