li taglio e gli do fuoco
e dentro la buia notte
affronto l’intera mia vita
sorrido al presunto destino.
Mi svesto dall’amore pensato
dalla mia stupida empatia
e lascio alle mie spalle
le parole che io dissi a caso
i silenzi come enormi macigni.
Con le mani oramai vecchie
raccolgo dal terreno molle
il fiore della solitudine
che mi scivolò dalla tasca
e quasi lo ebbi dimenticato.
Il mio cammino è lungo
la strada pare scoscesa
però il mio cuore è libero
la mia anima alquanto decisa
a raggiungere, infine, la luna.
N° 4002 - 9 marzo 2020
Il Custode
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