che scende nelle mie vene
e mi raggiunge il cuore
io mi dibatto e impazzisco
infine muoio di te.
Nell’alcova dei miei pensieri
io ti ricordo con decisione
e se mai chiudessi gli occhi
continuerei ancora a vederti
come tu fossi qualcuna di vero.
Però tu non mi parli più
o forse oramai sono sordo
la sofferenza nella mia tasca
è un fazzoletto di umido pianto
che nessun sole potrà asciugare.
Ed allora mi affido alla luna
il suo profilo è un gelido bacio
è quello adatto alle mie labbra
fatte di sangue che resta appeso
e forma stalattiti colore rubino.
Sotto la pioggia, sul marciapiedi
mi sento solo come io volevo
e sono triste come tu desideravi
quando hai indossato la rabbia
diretta ad altre anime cieche.
E nell’oceano di una pozzanghera
si riflette l’intera notte
mentre galleggia una bottiglia
con all’interno il tuo messaggio
quello che io non leggerò mai.
N° 4026 - 29 marzo 2020
Il Custode
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