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venerdì 6 marzo 2020

NOTTURNO

Vengo da oltre il monte
dove crescono lupi e marmotte
ed ho una risata che stride
come l’eco di una farfalla morente
i miei occhi sono scintille
di brace e di tizzoni roventi.

Ho il flauto strappato al fauno
dopo che lo ebbi decapitato
lo uso per comporre madrigali
vi suono il trillo del diavolo
e le falene ascoltano silenti
ed applaudono, dopo si inchinano.

Dentro una foresta di spettri
io cerco le anime perdute
le avevo tutte nel mio sacco
ma mi caddero durante il cammino
fu allora che ho versato lacrime
che hanno ingrossato le fogne in città.

Sono un animale notturno
e non ho alcunché di umano
qualcuno vaneggia antiche memorie
millanta che io abbia avuto un cuore
se così fosse, l’ho calpestato
giacché non esprimeva odio.

Adesso, fra la rupe e la luna
io attendo che passi l’amore
ho pronti sputi ed imprecazioni
da dedicare ai suoi occhi mendaci
di quando mi ha voltato le spalle
lasciandomi agonizzare da solo.

  N° 3998 - 5 marzo 2020

                                             Il Custode

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