e però io non ho potuto
poiché confuso dalla tua
bellezza
sono venuto meno al
dovere.
Io avrei dovuto, o mia cara
portare in pegno il tuo
cuore
per dimostrare ai miei
padroni
d’avere compiuto il
delitto.
Ma come fu con Biancaneve
ho ucciso un cerbiatto
in tua vece
benché quel sangue sulle
mie mani
brucia al pari della mia
coscienza.
Non vi è alcun crimine, o mio tesoro
che il clero tutto ti
possa imputare
nessun misfatto del
quale accusarti
se non l’avermi legato
d’amore.
Dentro il bosco, durante la notte
giace il pugnale sotto
le foglie
giace il tuo corpo tra i
fili d’erba
la tua pelle è in balìa
dei miei baci.
Un cacciatore assoldato dai preti
vittima, tu, di ingiurie
e menzogne
per far sì che l’intera
plebaglia
provasse per te odio e
disprezzo.
Io ho presto imparato chi sei
anima nobile e donna
estasiante
sicché ti ho risparmiato
la vita
e sono assai grato alla
mia decisione.
Adesso tu vivi in un luogo segreto
dove io posso venerarti
in eterno
dove io posso sussurrare
d’amarti
con il consenso di una
luna stupenda.
N° 3486 - 18 ottobre 2018
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento