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sabato 6 settembre 2014

LA PALUDE

Io ero solo ed ero vivo
quando ti venni a cercare
nella palude, di notte
nel gracidio delle rane
l’atmosfera era spettrale
volavano spettri e zanzare
io ero vivo ed ero incosciente
prigioniero del tuo ricordo.

Mani dalle acque salmastre
sembravano indicare il cammino
dipinte di bile e catrame
e pustole di sangue raffermo
dopo voci da dentro la nebbia
cianciavano a farmi impazzire
il senno lo avevo perduto
mi restava, però, il tuo pensiero.

Libellule sopra la mia testa
come avvoltoi in attesa del pasto
l’umidità mi scheggiava le ossa
sapeva di decomposta vaniglia
e c’era buio quanto l’ultima notte
in cui avevo sognato il tuo viso
era triste simile al fottuto giorno
del tuo bacio in fondo alla melma.

E gli alberi, crudeli guardiani
ritti in piedi davanti ai tuoi occhi
io avevo benzina e fiammiferi
ed il fuoco dentro lo sguardo
la palude si illuminò come l’alba
io ti vidi e caddi in confusione
poiché tu mormorasti di amarmi
ma io non avevo più l’anima.

  N° 2730 - 9 marzo 2014

                                                Il Custode

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