come l’ultimo dei mohicani
e la terra mi sembra lieve
benché non abbia posto per me.
Ho sotterrato insieme all’ascia
il mio amore e il tuo ricordo
ed annuso il mio silenzio
come un monaco, l’incenso.
Sulla vetta dell’Himalaya
bevo neve, rimpianti e dolore
e mi si gelano cuore ed anima
insieme agli ultimi folli pensieri.
Mi sento Achab sul Pequod
che affronta il proprio destino
ed oramai volgono al termine
le mie notti ed i miei sogni.
Dentro la lampada del genio
i frammenti di una donna
io riprendo ancora a strofinarla
ma la magia è terminata.
E spazzando via le lacrime
creo oceani e pozzanghere
poi svanisco in fondo alle acque
e ritorno alla mia genesi.
N° 4053 - 20 aprile 2020
Il Custode
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