sul mio trono di rovi
ed il sangue che scende
dalle cosce e dalle natiche
è un fiume senza argini
che mi fa sentire vivo.
Davanti ai miei occhi
vi è un’orgia di demoni
che stuprano le donne
e decapitano gli anziani
io vorrei potermi alzare
e partecipare alla mattanza.
Ho una macchia nella testa
il tumore della pazzia
materia che cola giù dal naso
come acido sopra l’erba
sfiora i bruchi e le formiche
che mi guardano e imprecano.
Io mi stringo alla notte
non ho un’amante migliore
qualcuna aveva i suoi capelli
e le labbra rubate alle more
ora è distante, in un angolo
dove io non la posso sfiorare.
E bruciano intere foreste
di fiamme voraci ed altissime
riflettono dentro le mie pupille
le ombre di chi sta morendo
io vorrei poterli insultare
e ridere del loro supplizio.
Infine mi addormento seduto
il giorno sta per arrivare
ma il cielo ricoperto di cenere
sarà un ricordo indimenticabile
per me che, da fottuto dannato
odio chiunque, persino me stesso.
N° 4052 - 19 aprile 2020
Il Custode
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