una baracca di argilla
che ho riempito di briciole
sottratte alle formiche.
All’interno un covone di foglie
dove io posso svernare
prima che tutto accada
prima che giunga l’amore.
Nella tasca, un accendino
che se mi dovesse trovare
basterà una flebile fiamma
a creare un tripudio di fuoco.
Alla porta, i miei corvi
hanno imparato parole
un codice talmente cifrato
che faccio fatica a comprendere.
Ma la eco sulle pareti
diventa una litania funebre
e so che arriva il momento
in cui mi devo nascondere.
E con le ultime lacrime
io do vita ad un ruscello
che faccia annegare chiunque
mi tolga la mia solitudine.
Alle finestre di polietilene
io disegno ambigui messaggi
affinché le falene credano
che sia la dimora di un folle.
Infine io mi addormento
tra le mie urine ed il sangue
prima che giunga l’amore
prima che mi possa rubare.
N° 4055 - 22 aprile 2020
Il Custode
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