e dentro i miei occhi
ti lascio sedere con garbo
quale che sia il tuo nome
è lo stesso che aspettavo
per rendere il mio orizzonte
un posto nel quale svernare.
Averti sulle mie mani
istiga il mio desiderio
a cedere alla tentazione
e le mie dita sulla tua pelle
stuzzicano il tuo basso ventre
laddove, per l’eccitazione
tu profumi di femmina.
Il viaggio sopra il tuo corpo
pare non avere fine
ed io, che sono viandante
cerco fra i tuoi capezzoli
quell’oasi di cui tutti dissero
la fonte dell’insano delirio
che reca all’estrema indecenza.
Un bacio, uno soltanto
con la mia lingua protesa
in cerca di ogni pertugio
dentro un labirinto di sensi
nel quale io mi perdo
e vi brucio il filo che ho teso
poiché non intendo tornare!
N° 4041 - 11 aprile 2020
Il Custode
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