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martedì 7 aprile 2020

LA SVENTURA

Ho attraversato i campi
laddove regna il cordoglio
di notte, sotto la luna
per seminare il dolore
dopo raccogliere lacrime
da dare in pasto agli oceani.

Incrocio, durante il cammino
anime che volevano vivere
ma avevano giorni perduti
nel sacchetto del proprio destino
e ancora sorrisi arrugginiti
dal vento e dalla tempesta.

Ho sempre un silenzio da dire
ai corvi fermi sulle staccionate
ed uno sguardo mortificato
che regalo alle persone pure
a chi non doveva morire
e lo ha fatto senza saperlo.

Il mio passo è mesto, leggero
e cerca di non calpestare
i cuori caduti al suolo
mentre tentavano il volo
poi prova a non incespicare
sopra un rimorso invadente.

Io sono sventura ed oblio
è questa la mia professione
vorrei essere fatta di ghiaccio
quando recito cattivi presagi
eppure io non posso fare altro
che avere vergogna di me.

  N° 4038 - 7 aprile 2020

                                               Il Custode

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