lacera il cielo plumbeo
e pare giunga dall’anima
ferita da mille menzogne
accantonate nel cuore.
Un graffio di artigli affilati
che diventa colpo di spugna
e scivola sulle ambiguità
di parole in apparenza imponenti
in realtà alquanto vuote.
Il vento scende a cercarlo
lo accoglie dentro il suo grembo
ad ogni orizzonte, ai tramonti
esso trancia a metà il silenzio
come fosse bestemmia iraconda.
Ma trascorrerà il mio dolore
tranne la rabbia profonda
di avere creduto, stupidamente
ad un amore che, con il tempo
si è rivelato immondizia.
N° 4062 - 28 aprile 2020
Il Custode
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