solamente l’anima
sfuggita alle fiamme
che ti resero cenere
infine un’urna di zinco.
Tu che fosti bambino
e fosti un amore grande
nel cimitero maestoso
tra angeli fatti di
marmo
si compì il tuo destino.
Iniziò un viaggio nuovo
ed io non ero al tuo
fianco
ma quanta rabbia
accecante
quanto fottuto dolore
sentirti andare
distante.
E mi mancasti da subito
mi mancasti per sempre
tanto da rendermi arido
molto più del deserto
sotto il sole invadente.
Adesso consumo i giorni
come se nulla fosse
accaduto
perché è questo che
impone
la vita che mi rimane
il cammino ancora da
compiere.
Tu che fosti mio figlio
e da quell’estate
lontana
io continuo a piangerti
e ti ho eletto a ragione
della mia eterna agonia.
N° 3601 - 5 aprile 2019
Il Custode
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