gli spaventati uccelli
del tuono
creando un rumore
assordante
cui seguì una eco
terribile
da costringere alla fuga
i coyote
e le lepri, finanche le
marmotte.
Restavamo tutti assiepati
circondati, laggiù nella
pianura
dall’esercito dei nuovi
americani
dalle spade sguainate, i
fucili carichi
e negli occhi un odio
assai grande
da terrorizzare persino
gli spiriti.
Però eravamo l’ultima diga
per arginare la furia
distruttiva
dei soldati dalle
giacche azzurre
intorno a noi, soltanto
montagne
ed al di là c’era il
nostro villaggio
con i bambini, le donne,
gli anziani.
Sicché scesero veloci, al galoppo
intanto che la tromba
suonava
e sollevarono polvere e
sassi
così come usavamo fare i
bisonti
e noi provammo, ma era
utopia
a fermarli con le lance
e le frecce.
Sembrò durare per molte lune
però la morte fu
alquanto pietosa
e ci prese uno ad uno
per mano
insieme a noi anche
alcuni nemici
diversi i pensieri, ma
un’unica meta
dove la battaglia era
oramai terminata.
Ed il fuoco ardeva nel mio petto
nella gola la fragranza
del sangue
intanto che mi
apprestavo a morire
io pensai mentre
guardavo le belve
ai bambini, alle donne,
agli anziani
oramai senza più nessuna
difesa…
N° 3605 - 10 aprile 2019
Il Custode
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