dove neppure io so
e con una cannuccia di
acciaio
sorseggia gocce di brina
con una forchetta di
paglia
si nutre di antichi
dolori.
Passa un falco e lo osserva
con una pena infinita
e dopo un lupo e si
ferma
quasi volesse baciarlo
ma ha scordato l’amore
in un’arbanella di
latta.
C’è un riflesso di cenere
che ne offusca la vista
e ancora l’acqua del
lago
catino di lacrime e
sangue
versate in un mattino d’aprile
forse in una sera
d’agosto.
Però la clessidra è incrinata
e ha perso tutta la
polvere
che anche pensasse
pensieri
non saprebbe comunque
volare
ma per quanto rimanga
distante
si sente davvero a suo
agio.
N° 3626 - 30 aprile 2019
Il Custode
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